Il futuro del marketing territoriale è nel “perché” e non più nel “cosa”: la destinazione come motivo di viaggio

Le destinazioni si stanno trasformando.
Si rimodellano continuamente, assumendo il volto del viaggiatore e con esso delle sue passioni e dei suoi interessi. Una fase di transizione perpetua che va di pari passo con i bisogni e le abitudini degli utenti e con le nuove tecnologie.

Secondo Wonderful Copenhagenil viaggiatore è tutti i tipi di persona”, e quindi segmentandolo unicamente sulla base di criteri statici e standard si rischia di non cogliere le oltre cinquanta sfumature di personalità che egli incarna e contemporaneamente di perdere così innumerevoli opportunità di visita e crescita per la destinazione.

Questa metamorfosi è frutto della necessità del viaggiatore di andare oltre il “già visto” e le esperienze asettiche. Il nostro turista vuole oggi un cambiamento di prospettiva, trovare luoghi unici, provare attività in grado di costruire un contatto profondo fra il “sé” e il luogo che visita.

Un viaggio basato sul “perché”

“Le persone non comprano ciò che fai, ma perché lo fai.
E quello che tu fai prova ciò in cui tu credi.”
– Simon Sinek, da Start with why

Simon Sinek nel suo bestseller internazionale “Start with why” ci descrive come aziende e professionisti raggiungano maggiore successo e impatto sulla vita propria e degli altri nel momento in cui partono dal “perché” invece che dal “cosa”. Il filo conduttore di questa teoria è la dimostrazione, attraverso studi scientifici e casi concreti, che le persone seguono e si legano a tutte quelle cose o quegli individui che hanno un perché forte che, in fondo, corrisponde al loro. Una dinamica che nella sua accezione più ampia non esula certamente il mondo dei viaggi.

Possiamo dire che il futuro del marketing territoriale, oggi, è in mano a queste cinquanta sfumature che desiderano essere colte e appagate nella loro fame di viaggi unici e sempre più trasformativi. Secondo Skift, il “turista trasformativo” (transformative traveller) cerca esperienze di viaggio che cambino il suo punto di vista, gli facciano acquisire nuove abilità e ispirazioni, e soprattutto che generino un cambiamento nel suo modo di vivere una volta tornato a casa. Insomma, si tratta di un viaggio che parte direttamente dal perché più profondo del nostro turista.

Jack Haupert, co-founder e presidente del Transformative Travel Council, sostiene che “ci stiamo staccando da noi stessi, dalle nostre relazioni, dalla nostra natura e dalla nostra cultura. Le parti esterne e visibili di un itinerario non rivelano il viaggio interiore che un viaggio può ispirare”. Ed è proprio a questo punto che avviene il cambiamento, il superamento del puro marketing a favore di una strategia per attrarre i visitatori basata sulle esigenze del nuovo viaggiatore.
Un passaggio fondamentale dal “ecco cosa ti offriamo” al “sappiamo perché stai viaggiando, e noi possiamo soddisfare le tue motivazioni”.

Per essere una destinazione di successo, oggi, il “cosa” non basta più. Questo è ciò che distingue campagne di successo come Recharge in Nature in the Heart of the Dolomites (realizzata da Destination Makers) o Rent a Finn di Visit Finland e aziende come WeRoad o Black Tomato: l’unione fra l’innovazione, e quindi la creazione di nuove motivazioni di viaggio, e la capacità di intercettare le reali esigenze del viaggiatore, quelle cinquanta sfumature che in buona parte sfuggono a chi fa marketing territoriale.

Un’inversione di tendenza che parte dal why invece che dalla mera promozione.

In occasione di BTO2020 “Travel Onlife” approfondiremo proprio questi aspetti, questo futuro dai contorni umani e dalle mille sfumature nei nostri panel a tema “Destination” per capire come il marketing territoriale, oggi, pone sempre di più al centro le persone.

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A cura di
Emma Taveri – Coordinamento Comitato Scientifico BTO2020 – Tema Destination
e Destination Makers